Donne e musica, un divario
ancora enorme. Lo dimostrano i dati della ricerca analitica sulla presenza e
compensation delle interpreti femminili nel music business, dal 1947 a oggi. Lo
studio, presentato a Sanremo dal NUOVOIMAIE e basato sul repertorio
completo di opere registrate e pubblicate, prende in considerazione 765.789
registrazioni musicali in 116 Paesi soffermandosi in modo puntuale sul
numero di ruoli da artisti primari e comprimari, analizzati per
Paese, fascia di età e sesso nonché il volume economico generato dall’utilizzo
delle opere.
La
fonte sono i database della collecting pubblicati sul sito nella sezione
Rendiconti e repertori. In generale, i ruoli da comprimari femminili sono
93.872 (9,46%) contro gli 898.938 (90,54%). Più o meno simile la differenza
per gli incarichi da primari: le donne ne ricoprono 136.088
(7,44%) e gli uomini 1.692.000 (92,56%). In totale le parti
maschili sono 2.590.938 (91.85%) a fronte dei 229.960 (8,15%) di quelle
femminili.
Per
quanto riguarda l’Italia tra i Paesi
selezionati, è quello in cui la forbice tra ruoli occupati dalle donne e
dagli uomini è, pur nell’assoluta sproporzione, meno accentuata se si
considera il numero di artisti totali del campione pari a 389.219 registrazioni
musicali. Nel dettaglio, nel nostro Paese, si segnalano 56.618 incarichi da
comprimari per le donne, con una percentuale pari al 9,42%, a fronte dei
544.694 degli uomini per cui la percentuale sale al 90,58%. Sono, invece, 71.105
(8,32%) i ruoli da primari per le donne e 783.539 (91,68%) per gli uomini su un
campione di 389.219 registrazioni musicali.
Nella
fascia d’età fino a 17 anni i ruoli da comprimari femminili sono stati 662
(19,50%) contro i 2.733 maschili (80,50%), i primari 2.149 (10,93%) e 17.510
(89,07%). La forbice donna-uomo per i primari comincia a divaricarsi ancor
più dai 18 ai 34 anni per raggiungere dimensioni sempre più significative dai
35 ai 54 anni in cui ad esempio la fascia di sproporzione tra uomini e
donne è del 93,55% contro il solo 6,45%. Infelice anche il quadro
che riguarda i comprimari in maniera davvero accentuata a partire dai 55
anni e fino ai 67 in cui i ruoli delle donne sono il 5,13% e
quelli degli uomini il 94,87%. Dopo i 67 anni si passa al 7,74% di donne
comprimarie contro il 92,26% degli uomini e al 6,83% dei primari al femminile e
i 93,17% al maschile.
In
un quadro di così marcata e schiacciante superiorità del ruolo maschile su
quello femminile nel mondo della musica, risulta ancora più sorprendente quanto
la ricerca illustra in termini di consenso e interesse da parte del mercato
che, colpo di scena, premia proprio le donne nonostante la loro difficoltà ad accedervi.
L’analisi riguarda le ripartizioni effettuate dal NUOVOIMAIE che derivano dai diritti connessi allo sfruttamento delle opere da parte di radio, tv, streaming, locali pubblici, supporti audio ecc. La ricerca in questo caso ha analizzato la situazione in Italia di artisti appartenenti a 179 paesi per un totale di 149.905 musicisti e un complessivo numero di diritti ripartiti pari a 117.858.153 Euro.
I dati economici anche in questo caso parlano chiaro: a livello generale si evidenzia che da un solo 7,44% di ruoli primari interpretati da donne il valore economico generato è più che doppio, pari al 16,78% e sulla fascia d’età che premia le donne, ovvero 18-34 anni, addirittura si passa al 32,06%. In valore assoluto non è sbagliato affermare che la musica femminile incontra di fatto i gusti del mercato più di quella maschile, con una efficacia superiore anche nelle stesse performance del music business.